Poligonie di Claudia Quintieri | Apocryphalgallery Instagram

Poligonie
Di Claudia Quintieri
Testo critico di Donatella Pinocci

Apocryphalgallery Instagram
Da un’idea di Mario Nalli

Inaugurazione 26 maggio 2020 ore 19 – fino 1 giugno 2020

L’Apocryphal Gallery, nata da un’idea di Mario Nalli, presenta Poligonie, personale di Claudia Quinteri con testo critico di Donatella Pinocci.

L’inaugurazione avverrà il 26 maggio, alle ore 19, sul profilo Instagram @apocryphalgallery.

Quintieri presenta il video Poligonie, accompagnato da fotografie tratte dall’opera stessa. Il lavoro si incentra su riprese realizzate a Khiva, in Uzbekistan, durante il viaggio dell’artista nel Paese. Questa città, come tutte in Uzbekistan, è caratterizzata da ornamenti geometrici di provenienza religiosa, e, a tale suggestione, è ispirato il titolo Poligonie. L’artista si concentra sulle architetture e sulle decorazioni all’esterno e all’interno delle moschee della città. La policromia dei fregi è in contrappunto con parti architettoniche spesso caratterizzate da un color sabbia. Un contrasto che, in realtà, si amalgama in una visione unica di grande suggestione. Quintieri ha scelto di collegare le varie immagini video attraverso diversi tipi di dissolvenza che creano un interrelarsi di suddette immagini in maniera tale da restituire una corrispondenza che le rendesse morbide e consequenziali. Si intrecciano, quindi, i colori prevalentemente turchesi degli ornamenti, con quelli sabbia degli edifici, in passaggi delicati e latori di sospensioni di senso. La suggestione porta al ritrovarsi davanti ad un video – reportage che si ammanta di un tocco prevalentemente artistico, in parte terreno, in parte concettuale e permeato di religiosità. Per tutto il corso dell’opera non appaiono persone, mentre un uomo ed una donna sono protagonisti dell’ultima scena, a significare che il fascino degli edifici si lega infine al fascino di quelle popolazioni così cordiali. La musica è composta da brani uzbechi che scandiscono i tempi del video suddividendolo in varie parti. È rilevante il fatto che Khiva sia stato il primo sito in Uzbekistan ad essere iscritto tra i Patrimoni dell’Umanità nel 1991.Dal testo critico di Donatella Pinocci: “L’artista intraprende il percorso narrante attraverso riprese nelle quali, il corpo urbano di Khiva, diventa oggetto di un corteggiamento visivo, in un movimento continuo, avvicinando e allontanando il fuoco sullo scorrimento del racconto. Si può parlare di Documentario emozionale intorno all’idea della perfezione geometrica di un organismo urbano di oltre 2500 anni di storia stratificata.” – … – “Claudia Quintieri, attraverso la mutevolezza continua delle riprese, interpreta l’essenza della città, nella quale si percepisce la vicinanza al deserto, di cui conserva il colore.  Le riprese scorrono come sguardi sulla pelle ambrata di Khiva, intrisa di spiritualità, scorci architettonici e ritagli di cielo. Potremmo sentirne il profumo di pane, che è ritenuto sacro dalla tradizione locale, e, sul quale, in impressione, si ritrovano i motivi geometrici riprodotti sulle moschee.”